lunes, 21 de noviembre de 2005
El fin de la eternidad
Por segunda vez en este blog toca hablar del Viníssimo. Sin embargo en este caso con pena porque ha sido traspasado.
Ya este fin de semana hemos tenido ocasión de visitarlo y echar de menos a Kathie y Alberto. Sin ellos sin duda el sitio nos ha parecido mucho más frío que de costumbre. Una lástima que algo tan bueno tenga que terminar.
Pero vayamos ahora a la parte positiva. De momento en la primera visita hemos podido observar que se intenta mantener todo tal cual estaba. La carta de vinos sigue siendo la que era aunque con una cierta actitud dubitativa al servirlos. Y los pinchos parece que hasta siguen las mismas recetas (el foie resultó ser casi un clon del que conocíamos). Veremos cómo evoluciona la cosa, pero desde luego creo que debemos darles una oportunidad.
Y a Kathie y Alberto desearles lo mejor en su nueva etapa que también esperamos poder compartir: habéis hecho en Logroño algo muy especial y que va a dejar huella. Un abrazo.
domingo, 20 de noviembre de 2005
Hay vida más allá de la Margherita!!!!
Pues va a ser que sí, que a parte de ser la cuna de la archifamosa pizza, en Nápoles y alrededores también les gusta hacer experimentos en la cocina. Yo los creía más responsables. Pensaba que con la comida no jugaban. Y por otra parte, para que innovar, teniendo esos deliciosos panzarotti...
Pero hoy leyendo Il Mattino, veo que cerquita de Nápoles, de camino a Salerno, en Cava de'Tirreni existe un restaurante llamado Pappacarbone donde un joven restaurador (Rocco Iannone... vaya nombrecito ;-)) se dedica a combinar los productos locales de forma imaginativa. Confieso que cuando he llegado a las "deliziosi fiori di zucca con ricotta montata e colatura di alici", mi curiosidad se ha disparado.
Más sobre Pappacarbone, aquí.
Visita virtual a Cava de'Tirreni, aquí.
domingo, 13 de noviembre de 2005
Quello che ci aspetta...
Para ir abriendo boca, esto es lo que Anna me cuenta sobre el objetivo central del próximo viaje a Napolés:
"Napoli è una città complicata anche in questo.
Scartando la nouvelle cuisine, di cui a Napoli non so nulla, direi che Napoli ha una tradizione culinaria tremendamente complicata. Puoi trovare piatti più raffinati, prevalentemente di pesce, con annessi vini bianchi molto profumati (qualcuno l'ho anche indicato nel Blog) e raffinati. Oppure una cucina povera basata sulle verdure ed i legumi che ha origini nelle campagne attorno al Vesuvio e accompagnata con vino rosso non molto alcolico (il gragnano o la palommella ad esempio), passando per la tradizione dolciaria (per esempio hai assaggiato le sfogliatelle di Pintauro su via Roma?) Insomma ristoranti di un certo livello ce ne sono e un paio fuori Napoli sono anche citati dalla guida Michelin, ma la vera cucina napoletana è popolare. Ci sono altre pizzerie buonissime nei tribunali e fuori. Alcune fanno una pizza fritta con i cicoli (una specie di lardo di maiale) che è una bomba per il fegato, ma è assolutamente da assaggiare.
Per non parlare dei taralli caldi che vengono dati in un sacchetto e mangiati in mezzo alla strada o in riva al mare con la birra. Ancora quello che i napoletani chiamano "spasso". Ho visto che anche in Spagna ne avete (chissà che non ce li abbiate portate voi qui!), tra cui gli ottimi lupini. Sono dei legumi che vengono messi in soda e sottosale per poi essere sbucciati con le labbra. Sono come le
ciliegie: non smetteresti mai di mangiarli.
Per non parlare dei dolci natalizi. Inoltre ti voglio sottolineare che ci sono alcune zone fuori Napoli, sugli Appennini in particolare dove si mangia benissimo e si spende
molto poco. E' una cucina montanara o di lago. Ne varrebbe la pena."
"Napoli è una città complicata anche in questo.
Scartando la nouvelle cuisine, di cui a Napoli non so nulla, direi che Napoli ha una tradizione culinaria tremendamente complicata. Puoi trovare piatti più raffinati, prevalentemente di pesce, con annessi vini bianchi molto profumati (qualcuno l'ho anche indicato nel Blog) e raffinati. Oppure una cucina povera basata sulle verdure ed i legumi che ha origini nelle campagne attorno al Vesuvio e accompagnata con vino rosso non molto alcolico (il gragnano o la palommella ad esempio), passando per la tradizione dolciaria (per esempio hai assaggiato le sfogliatelle di Pintauro su via Roma?) Insomma ristoranti di un certo livello ce ne sono e un paio fuori Napoli sono anche citati dalla guida Michelin, ma la vera cucina napoletana è popolare. Ci sono altre pizzerie buonissime nei tribunali e fuori. Alcune fanno una pizza fritta con i cicoli (una specie di lardo di maiale) che è una bomba per il fegato, ma è assolutamente da assaggiare.
Per non parlare dei taralli caldi che vengono dati in un sacchetto e mangiati in mezzo alla strada o in riva al mare con la birra. Ancora quello che i napoletani chiamano "spasso". Ho visto che anche in Spagna ne avete (chissà che non ce li abbiate portate voi qui!), tra cui gli ottimi lupini. Sono dei legumi che vengono messi in soda e sottosale per poi essere sbucciati con le labbra. Sono come le
ciliegie: non smetteresti mai di mangiarli.
Per non parlare dei dolci natalizi. Inoltre ti voglio sottolineare che ci sono alcune zone fuori Napoli, sugli Appennini in particolare dove si mangia benissimo e si spende
sábado, 5 de noviembre de 2005
Tres cosas me tienen preso...
Los habituales de esta bitácora ya han oído recitar alguna vez ese poemilla de Baltasar del Alcázar que comienza "Tres cosas me tienen preso":
Tres cosas me tienen preso
de amores el corazón:
la bella Inés, el jamón
y berenjenas con queso.
Alega Inés su belleza;
el jamón, que es de Aracena;
y el queso con berenjenas
su andaluza antigüedad
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